
A ottobre, l’indice dei prezzi alla produzione in Cina segna un aumento del +13,5% su base annua.
Questo dato supera quello di settembre del +12,4%, e quello atteso previsto del +10,7%, portando a toccare il massimo storico che non si presentava dall’ottobre 1996 (da quando Pechino ha iniziato a rilevare i fondamentali dell’economia).
È la conseguenza dell’incremento dei costi delle materie prime (come carbone, petrolio e gas) in 36 dei 40 settori industriali e questo risulta il decimo mese, consecutivo, di rialzi.
La paura inizia dunque a ripercuotersi anche sul consumatore finale che si vede costretto tra focolai Covid, restrizioni e aumento del costo della vita, riducendo così la domanda interna.
Anche i prezzi al consumo di ottobre sono aumentati: +1,5%, rispetto al +0,7%, con il conseguente aumento dei costi di verdura, articoli non alimentari e carburante.
Inoltre, come se non fosse già abbastanza, Nomura – banca d’affari giapponese – prevede nel quarto trimestre un ulteriore ribasso al 3%, mentre al 4,9% nel primo, secondo e terzo trimestre.
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