
Una mini capsule collection di copricapo destinati ai velisti amanti delle regate, sia agonisti sia appassionati: questo l’obiettivo del workshop “UV protection and innovative cap design” che si è recentemente concluso al Politecnico di Milano, nell’ambito del corso di Laurea Magistrale in Fashion Design. Anche questa volta – come nel workshop dedicato al “Design per lo sportswear” che si è tenuto a fine 2017 – studenti di provenienza internazionale, divisi in 4 gruppi di lavoro, hanno messo a punto delle proposte di collezioni con la presentazione di prototipi.
Oltre a RadiciGroup – che ha introdotto ai ragazzi i possibili filati da utilizzare per questa applicazione – al workshop hanno preso parte anche due altre aziende: Master Italia S.p.A, specializzata nella produzione di cappellini, e Slam S.p.A. che realizza abbigliamento per la vela.
«Dopo l’esperienza positiva con il POLIMI per la realizzazione della divisa del Soccorso Alpino Lombardo proseguiamo, attraverso questo nuovo workshop, nel nostro programma di formazione per giovani designer, partendo dalla conoscenza delle materie prime – ha sottolineato Marco De Silvestri, direttore marketing di Radici Group Comfort Fibres – Gli studenti hanno scelto tra le varie fibre sintetiche presentate da RadiciGroup: a seconda della funzione che le singole parti del cappellino devono assolvere hanno utilizzato fibre capaci di garantire elevati livelli di protezione UVA, UVB, UVC e allo stesso tempo di mantenere inalterate nel tempo le proprie performance».
RadiciGroup oggi offre un’ampia gamma di prodotti additivati con “UV protection”, fino a un fattore di protezione UPF 50+, disponibili anche nella versione tinto massa o da r-PET, per proteggere il corpo e allo stesso tempo per ridurre l’impatto ambientale dei capi.
Tutti i gruppi hanno analizzato il mercato di riferimento, valutando le performance dei principali capi a disposizione del mondo vela. Parallelamente hanno individuato le reali esigenze dei velisti, e approfondito quali possono essere i danni derivanti da un’eccessiva – e non protetta – esposizione solare. Tutti i gruppi sono arrivati dunque a scegliere materiali il più possibile “schermanti” dai raggi UV ma, allo stesso tempo, resistenti al vento e all’acqua salata. Il tutto tenendo in considerazione anche alcuni aspetti di tipo estetico e funzionale: dalle parti removibili del cappellino per il lavaggio, alla possibilità di incorporare nel capo gli occhiali da sole, al fissaggio del cappellino alla maglietta. Qualche gruppo si è preoccupato anche degli aspetti legati alla sicurezza dei velisti, spingendosi nell’utilizzo di alcuni dispositivi che consentano di rilevare lo stato di salute della persona ed eventualmente di segnalare in automatico situazioni di emergenza.
Soddisfatta anche la coordinatrice del workshop, la prof.ssa Maurizia Botti:
«Tutti i progetti presentano aspetti innovativi e tecnologicamente avanzati. Il mondo accademico cerca di stimolare gli studenti nel progettare capi nuovi, belli, utili e performanti in breve tempo: del resto il settore dell’abbigliamento è in costante evoluzione ed è importante che i ragazzi imparino da subito ad affrontare velocemente le sfide del mercato».
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